
Lettere d’ispirazione
Lettere d’ispirazione
Condividi la tua passione per la storia e la letteratura
Se ami le biografie storiche e i grandi classici della letteratura, questa “Sfida Letteraria” fa per te. Scrivi una lettera o un breve saggio rivolto a una figura storica o letteraria che ti ha ispirato e ottieni feedback professionale gratuito, oltre a un buono sconto per la valutazione di un eventuale secondo testo.
Modalità di Partecipazione
- Il Tema: Scrivi una lettera o un breve saggio (max 800 parole) dedicato a una figura storica o letteraria che ti ha ispirato.
- Formato: Inserisci il testo direttamente tramite il modulo.
- Scadenza: Le partecipazioni sono aperte fino al 30 giugno 2025 alle 23:59.
- Originalità: Il tuo contributo deve essere originale e non pubblicato precedentemente.
- Consenso: Accetta il trattamento dei dati personali e le condizioni della “Sfida Letteraria”.
Premi e Incentivi
Premio Antologia: I testi più votati dai visitatori saranno selezionati per essere pubblicati in un’antologia speciale, disponibile in formato digitale e cartaceo in edizione limitata.
Valutazione Gratuita: Ogni partecipante riceverà una valutazione gratuita del proprio testo, per offrirti suggerimenti utili e migliorare la tua scrittura.
Buono Sconto: In aggiunta, riceverai un buono sconto per la valutazione di un eventuale secondo testo, per continuare a perfezionare le tue capacità narrative.
Domande Frequenti
5 commenti
Marilena
Una vita in bilico
04/03/2025
Per Alda Merini
Cara Alda,
Sono una ragazza di quasi trent’anni. Ho passato dieci anni vivendo con la speranza di uscire da quel tunnel buio in cui ti sei ritrovata anche tu. Nel libro “L’altra verità”, parli della tua vita e dell’esperienza in manicomio; io per dieci anni ho scritto pensieri e pubblicato libri sulla mia vita rinchiusa tra le mura di cliniche psichiatriche. Non è facile, sai? Combattere contro il disturbo borderline di personalità. È alienante, paralizzante… Ho passato i drammi più indicibili della mia vita in un silenzio assordante. La solitudine era la mia migliore amica e la poesia è stata la mia arma di salvezza. Ti ho ammirata per il tuo coraggio di uscire fuori dagli schemi, per esserti esposta in toto contro una società che ci vuole perfette, performanti e sempre diligenti. Io sono stanca di combattere contro una mente che mente; sono stanca di essere vittima del giudizio della gente e di uomini che mi considerano un oggetto. Io sono una persona e voglio avere il diritto di essere riconosciuta come tale. A te dico grazie per avermi dato la possibilità di fuggire da un mondo costruito tramite le tue dolci parole che hanno lasciato un segno profondo dentro me. Ogni tua parola è stata pungente ed utile al momento giusto, al posto giusto… A volte sento di occupare troppo spazio nel mondo, eppure sono così piccola… Ho la scrittura come unica arma di salvezza e la userò finché avrò fiato per respirare ed anche oltre.
Grazie per essere stata la mia voce quando non ero ancora nata e per aver espresso ciò che pensavo quando il mondo mi crollava addosso.
Con infinito affetto,
Marilena
Milena Rega
A Sua Maestà Maria Antonietta di Francia
Maestà,
mi rivolgo a Voi con il più profondo rispetto e con animo turbato dai tempi difficili che attraversate. La storia, che con tanta rapidità muta il destino degli uomini e delle nazioni, ha fatto di Voi una regina amata e odiata, lodata e calunniata, in un’epoca in cui il vento del cambiamento soffia con impeto inarrestabile.
Dal giorno in cui avete lasciato la vostra Vienna natia per sedere sul trono di Francia, la Vostra vita è stata un intreccio di doveri, speranze e disillusioni. Siete stata una giovane arciduchessa proiettata in una corte sontuosa ma insidiosa, dove le apparenze e le invidie tessono trame invisibili e implacabili. La Vostra grazia e il Vostro spirito hanno conquistato alcuni, ma suscitato il risentimento di altri. Il popolo, che un tempo Vi acclamava per la Vostra bellezza e il Vostro fascino, oggi Vi guarda con occhi carichi di rancore, accusandoVi di essere il simbolo di sprechi e privilegi.
Forse, Maestà, il peso della Vostra posizione non Vi ha permesso di comprendere appieno il malcontento che cresceva attorno a Voi. Forse la Vostra giovinezza, la Vostra indole spensierata, Vi hanno resa cieca dinanzi alla miseria che si diffondeva nelle strade di Parigi e nelle campagne della Francia. Ma quanto è giusto addossare ogni colpa a Voi sola? Non siete stata anche Voi una pedina di un gioco più grande, in cui re, ministri, nobili e rivoluzionari muovevano le loro strategie, senza che la volontà di una sola donna potesse davvero decidere il destino della nazione?
Voi, Maestà, siete stata una madre amorevole, una sposa leale, una donna che ha cercato, nel lusso forzato della corte, una felicità che forse non avete mai pienamente trovato. Vi si accusa di frivolezza, di spese eccessive, di insensibilità, eppure pochi parlano della Vostra generosità verso gli amici fedeli, del Vostro amore per i figli, della Vostra paura e del Vostro dolore di fronte a un popolo che Vi rifiuta.
Ora, nella Vostra prigionia, vedete la verità più crudele della regalità: la solitudine. Vi hanno strappato i titoli, i privilegi, la sicurezza della Vostra posizione. Ma non potranno mai togliervi la dignità, se sceglierete di affrontare il Vostro destino con lo stesso coraggio con cui avete vissuto.
La Storia è spietata, Maestà, ma è anche mutevole. Oggi siete giudicata con severità, ma domani forse il mondo guarderà con occhi diversi il Vostro cammino. Se il Vostro nome sarà ricordato, non sarà soltanto per il lusso di Versailles, ma anche per la sofferenza che avete attraversato e per la forza con cui avete affrontato la tempesta.
Qualunque sia il destino che il fato ha in serbo per Voi, Vi auguro che possiate trovare, in questi giorni difficili, un po’ di pace nell’affetto di chi Vi è rimasto accanto e nella certezza che, al di là delle condanne umane, esiste un giudizio più alto, che solo il tempo e l’eternità possono pronunciare.
Con rispetto e reverenza,
Un’Anima del Vostro Tempo
Carla Schiappa
A Giuseppe Verdi Compositore
Maestro,
quanto avrei voluto avere il piacere di conoscere quello che definisco il “genio”, compositore e di politico, dei tempi difficili, soprattutto per le famiglie di umili origini, per le quali giungere al tramonto diventava complicato. Avrei voluto studiare con lei “il genio” perchè i geni sono strani, sorprendenti, grandi immaginari, e le persone strane mi piacciono. Avrei voluto avere una parte, anche se pur marginale nella sua vita, soprattutto avrei voluto esserle vicina quando la sua mente sprofondava nello spartito del Rigoletto, di Traviata e del Trovatore e anche la Messa con la quale si ricorda Alessandro Manzoni, il grande scrittore. Avrei voluto sedermi vicino a lei, al governo quando ancora Torino era la capitale, seduta vicino a lei a Palazzo Carignano per capire come pensava “il genio”. Avrei voluto vivere la sua quotidianità, nelle cose più semplici, avrei voluto esserle vicino quando la vita le fu così tanto crudele. Buon Dio !!! Che anni difficili, complicati, tristi! Ma nonostante tutto intensi intriganti e quando il mondo sembrava tanto ostile, con la lirica il suo genio dava il meglio di sé!
Con immensa riconoscenza per tutto quello che, a questo mondo, lei ha donato.
Una appassionata di storia e di musica.
CHECCHINA ELENA LEVATO
Ch. Elena Levato
11/03/2025
A Giacomo Leopardi
Vate venerabile
“Quando , raccolti i miei pensieri, l’animo placavi i suoi tumulti, scoppiettava la fiamma e, mentre la neve stendeva la sua coltre, traevo diletto dai tuoii versi:”
Questi sono versi scritti qundo, ancora ragazza, nel silenzio delle sere sentivo crescere quel “mal di vivere” che è inquietudine , è groviglio di penseri e di emozioni
contrastanti.
Oggi sono adulta e desiderosa di condividere con te quelle sensazioni anche se il tempo e il luogo ci distanziano.
Lo spazio, però, non ha confini e non trova la giusta dimensione nel profondo dell’anima umana; il tempo, invece, scorre avvolgendoci nei ricordi che sono respiri,
che sono rimpianti, che sono sorrisi o solo profumi e tocchi impercettibili di una sensualità repressa. Uno spirito sensibile sovrasta il tempo e lo spazio e si colloca
nell’infinito mondo dove non è facile sconfinare con la piacevole sensazione dell’essere cullati dalle onde del mare, come marinai quando veleggiano in acque
tranquille
La cosa più interessante è la profonda quiete che placa il turbinio dei moto interiori del cuore, della mente e del corpo.
Caro Giacomo, è vero, queste sensazioni durano attimi perchè basta un soffio di vento o un flebile, tremolante, raggio di luna a riportarci nel mondo sensibile.
Quando ti sentivo accanto, attraverso la tua poesia che è musica e canto, sono ruscita, anch’io, a naufragare in quei profondi silenzi, ma non c’era paura, solo
la consapevolezza di essere parte di un tutto o di un nulla!
Però, ho sempre colto in te la voglia di vivere, di godere dei momenti di piacere ricercandoli nei sorrisi fugaci, nei profumi e nelle bellezze della Natura che, ahimè,
tu definisci matrigna e ingannevole. Non provavi diletto dal calore del sole, dal fiore che sboccia, dalla gemma che si apre alla vita, pur nella loro brevità.
No! Tu hai sempre posato lo sguardo sulla foglia morta per cogliere il dolore del distacco, sull’affanno della tempesta e non sulla pioggia che dona vita.
Tutto questo perchè eri un’anima tormentata. Colpa di un ambiente ostile, di una educazione troppo rigida, pochi sorrisi e tante regole, di un destino avverso che
ti ha inflitto delle pene. Allora, pur desiderando l’amore lo rifuggivi come se non lo meritassi e la solitudine spesso inaridisce il cuore.
Inoltre, quel borgo natio ti era ostile, non c’era umanità, quella che incontra i nostri passi, dove gli sguardi restituiscono un sorriso, dove un passero, anche solitario
canta consapevole di regalare gioia e allietare la Natura,
Sai quante volte, affacciata dal mio balcone, anch’io ho interrogato la luna e, devo dirti, ho scoperto, in lei, l’amica delle notti buie. Non le chiedevo dove andasse, ma
ero lieta di vederla muoversi in compagnia delle stelle; anche se irraggiungibile, non si è mai negata al mio sguardo, persino quando era dormiente.
Lo so, caro Giacomo, a te la vita ha negato l’amore e quante lacrime avrai versato vagando in cerca di ricordi piacevoli: non un sorriso, non una carezza, ma solo in
compagnia del quel “tedio” che era ansia, era travaglio, era mal di vivere.
Oggi mi chiedo se la speranza abbia mai albergato nel tuo cuore o è sempre rimasta una vaga illusione: la sola consolazione è stata la consapevolezza che l’uomo è
quel punto nero nel cosmo infinito e che “dentro covile o cuna è funesto a chi nasce il dì natale.”.
Ti leggo e vorrei donarti una carezza per sottrarti alla solitudine che hai coltivato nel sentirti “diverso” come esclusione esistenziale alla vita.
Hai vissuto con l’amarezza che, nelle scelte, fosse detrminante l’apparenza. Potrei dirti che ci si innamora anche di un’anima sensibile, ma avevi ragione:
pure oggi avresti le stesse difficoltò, perche l’apparire conta più dell’essere.
Come vedi, ti informo: il mondo non è cambiato molto e avresti sentito il peso dei tuoi malanni.
I fiori declinano il capo se non vengono curati e si lascia il posto alle ortiche.
Sai come si chiamano, oggi, quelli che odiano e fuggono “per invidia non già”, ma per eccesso di fierezza e insensibilità? Oggi , li chiamiamo “BULLI” e sono più cattivi
dei tuoi paesani. Come farlo capire a costoro che la vita è vita al di là delle forme, che la vita è vita al dil là delle idee e dei luoghi, che la vita è vita al di là dele fedi
professate e del colore della pelle? Come farlo capire a costoro che alla fine, quando il rimpianto sovrasta il ricordo di non aver vissuto, non c’è più tempo
per non avere amato, per non essersi fatti amare?
Chiudo con questi versi che in realtà sono un invito alla vita nella “primavera” che fugge: “ahi pentirommi, e spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro.”.
Sempre nel mio cuore
Franca
Selene
‘Ndali (saluto mazteco) Bi,
Abbiamo lo stesso soprannome anche se tutti ti conoscono con il nome di Maria Sabina. Rappresenti ancora, dopo tanto tempo, un punto di studio e riferimento per la cura del corpo e dell’anima e la prima volta che ti conobbi rimasi colpita ed affascinata dalla tua cultura e persona. Nasci nel 1894 a Huatla de Jimènez nello stato di Oxaca in Messico territorio della cultura mazteca specializzata in riti di cura con i funghi psicoattivi. Provieni da una famiglia molto povera di contadini e spesso la fame si faceva sentire. La prima volta che entrasti in contatto con queste pratiche eri molto piccola e fu quando tuo zio stette così male da rischiare la vita. Fu mandato a chiamare il Sabio (saggio) Juan Manuel e tu assistetti alla tua prima velada (veglia) spinta dalla curiosità. La musica, i canti e i balli ti rimasero impressi soprattuto perchè tuo zio, il giorno dopo, sembrava non aver avuto niente e nacque, dentro di te, l’idea di sperimentare direttamente questo contatto con Dio. La prima volta che ne trovasti tanti, fu per caso, ai piedi di un albero eri con tua sorella Marìa Ana ed eravate molto affamate. Ti venne quindi in mente di replicare quello che avevi visto pochi giorni prima e chiedere a Dio, tramite le cositas, di riempire il tuo stomaco. Tua sorella ti seguì. Anche se in un primo momento non fu piacevole poichè la sensazione era molto intensa quello che ne seguì dopo diede un impulso creativo considerevole alla tua vita. Da qui in poi sentirai che le cositas ti stanno parlando e usano il linguaggio di Dio (mazteco) che ti insegnerà come curare le persone. Il tuo bisogno di sperimentare nasce sia dalla curiosità bambina verso la tua cultura e sia dal non voler sentire più la fame e il freddo e penso che sia veramente affascinante il contatto che il tuo popolo ha con la natura e i suoi doni poichè quello che facevate non era mai visto sotto gli occhi dello sballo ma bensì come sacro in ogni momento, anche in questo dove delle bambine avevano fame. Divenni con il tempo e dopo qualche matrimonio andato male un grande punto di riferimento per la tua gente. Iniziarono ad arrivare da lontano per chiedere il tuo aiuto finchè un giorno non attirasti a te degli stranieri tra cui l’etnomicologo Robert Gordon che nel 1957 pubblicò su life magazine il primo articolo che raccontava l’uso rituale di questi funghi e poichè ci trovavamo già vicino ad un movimento psichedelico importante questo diede una grande spinta alla sua diffusione negli Stati Uniti e in Europa. E fu così che intorno al ’69 arrivarono sempre più giovani non in cerca di Dio, di una cura ma bensì di uno sballo senza comprensione solo per essere fuori dalla realtà. Nessuno aveva mai mancato così di rispetto alle cositas così le autorità furono costrette ad intervenire e dichiararono nel 1971 che sia l’uso che il traffico erano proibiti per cercare di contenere quest’ondata di turismo proveniente ormai da tutto il mondo. Fosti accusata dalla tua gente per aver dissacrato il nome delle cositas ma non te la prendesti poichè eri cosciente che era così che dovevano andare le cose. Il mondo doveva sapere, doveva conoscere per poi ricordare. Ma si sa che le persone, spesso, prendono soltanto quello che gli fa comodo e dei tuoi riti, delle tue preghiere e del tuo credo la maggior parte se ne sono fregati. Ma tua testa alta hai affrontato tutto questo e ti si ricorda oggi come la più grande sciamana delle cositas ed è grazie a te se si riconosce la sacralità dei funghi a livello mondiale e ci si può soffermare a cosa si sta facendo quando li si sta prendendo. In un mondo che spinge per diventare sempre più superficiali e vuoti la tua storia ci insegna ad andare nel profondo e al non fermarsi di fronte alla apparenze. Ci insegna a sapere prendere aiuti da fuori valutando anche quando saremmo in grado poi di comprenderli davvero senza la guida di un Sabio che sappia dove stiamo andando. Non ti nascondo che avrei voluto anche io il libro del sapere che le cositas ti hanno consegnato e dove al suo interno ci sono i canti di guarigione ma son contenta che non sia per tutti e che si possa auspicare a trovare, grazie al tuo contributo, nuove strade per la comprensione di questo cammino così importante chiamato vita che nasconde molto di più di quello che ci vogliono far credere.
Ninaa-Tindali (che Dio sia con te )
Selene